I 4 trend di investimento per il 2025

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Pubblicato: 12/11/2024, 01:20 pm

Giulia Adonopoulos
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Il 2024 è stato un anno segnato da eventi geopolitici, politici e macroeconomici rilevanti, che hanno inciso sull’andamento dei mercati.

Gli Stati Uniti hanno vissuto un cambio di rotta, con la vittoria elettorale di Donald Trump che influenzerà la politica estera e fiscale americana.

In Ucraina, la guerra ha preso una piega inaspettata, con l’esercito russo che ha recuperato terreno nel Donbass. In Europa, la debolezza economica dei Paesi principali, come la Germania, è accentuata dalla crisi energetica e dalla frenata dell’economia cinese, minando la coesione interna. In Cina, la stagnazione persiste, con le autorità che faticano a recuperare la fiducia dei consumatori dopo il crollo del settore immobiliare e dei mercati finanziari.

Negli ultimi mesi dell’anno, la banca centrale ha lanciato forti stimoli per sostenere l’economia e i mercati, evitando che anche il 2024 chiudesse con performance negative. Tuttavia, il governo, pur dichiarandosi pronto a sostenere la ripresa economica, non ha fornito dettagli concreti e dovrà affrontare il rischio di nuovi dazi dagli Stati Uniti nel 2025.

In Medio Oriente, la tensione tra Israele e Iran è ai massimi livelli. Nel frattempo, i BRICS continuano ad espandersi, cercando di sfidare l’egemonia statunitense.

Nonostante i profondi cambiamenti geopolitici, la buona notizia per i mercati è che l’inflazione nel 2024 ha continuato a scendere verso i livelli desiderati dalle banche centrali, che hanno potuto avviare una fase di riduzione dei tassi di interesse. L’attesa recessione per gli Stati Uniti e l’economia globale non si è materializzata: l’economia americana si è dimostrata più resiliente del previsto, mentre l’Europa e la Cina, seppur trovandosi in un ciclo di sensibile raffreddamento, per lo meno per quest’anno hanno evitato una fase recessiva. Il Giappone, epicentro della volatilità estiva dovuta alla chiusura del carry-trade globale, ha sospeso l’aumento dei tassi, calmando i mercati.

In generale, il contesto complesso non ha frenato i mercati finanziari. Wall Street ha registrato una delle migliori performance in un anno elettorale, trainando i rialzi delle azioni europee (escludendo la Francia, in crisi politica). L’azionario cinese ha visto una crescita improvvisa, sostenuto dalle decisioni della banca centrale, mentre le obbligazioni hanno ripreso attrattiva, e l’oro ha raggiunto nuovi massimi storici, seguito dal Bitcoin e dall’argento, che ha toccato i massimi da 12 anni.

Il 2025 si prospetta un anno impegnativo, con nuovi cambiamenti politici e geopolitici che potrebbero causare ulteriori tensioni internazionali. Potremmo finalmente ottenere risposte sui dubbi economici e finanziari del 2024: ci sarà una recessione? E se così non fosse, l’inflazione è davvero sotto controllo? In questo contesto incerto, proviamo a individuare le potenziali tendenze di investimento per l’anno a venire.

Una premessa: conviene investire?

Prima di esplorare i trend di investimento per il 2025, è doverosa una premessa. Nonostante le incertezze generate dal clima geopolitico e da un quadro macroeconomico complesso, le opportunità per ottenere rendimenti sui mercati esistono sempre. Il celebre Warren Buffett, soprannominato “l’oracolo di Omaha”, in passato ha affermato che: “nel ventesimo secolo, gli Stati Uniti hanno affrontato due guerre mondiali e altri conflitti militari traumatici e costosi, la Grande Depressione, circa una dozzina di recessioni e panico finanziario, shock petroliferi, un’epidemia di influenza e le dimissioni di un presidente caduto in disgrazia. Eppure, il Dow Jones è passato da 66 a 11.497 punti”. Con questa dichiarazione, Buffett intende sottolineare che, nonostante gli eventi ciclici, un investitore che avrà l’accortezza di calibrare il peso degli investimenti del proprio patrimonio per generare valore nel medio-lungo termine, otterrà sempre qualcosa dai mercati, ed effettivamente anche oggi esistono delle opportunità.

Dove investire nel 2025?

Il quadro macroeconomico globale è complesso ed eterogeneo, e l’incertezza generata da tensioni internazionali e dazi commerciali non aiuta a definire un outlook economico positivo.

Difatti, le ultime proiezioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI) per l’economia globale sono al ribasso, con un incremento del PIL mondiale per il 2025 stimato al +3,2%, in linea con il 2024 ma inferiore dello 0,1% rispetto a quanto previsto a luglio. L’istituto ha rivisto a ribasso le stime per l’Europa, con una crescita prevista al +1,2% (-0,3% rispetto alle previsioni precedenti), mentre per la Cina e gli Stati Uniti le previsioni sono rimaste invariate o positive. Questo non significa che non si debba investire in un’area “poco promettente”, ma le proiezioni aiutano a identificare le aree e i settori preferibili.

L’Europa, ad esempio, si trova in difficoltà prevalentemente per il contributo negativo dei Paesi “core”, come la Germania, mentre altre economie – pensiamo alla Spagna – hanno dato un contributo positivo.

L’economia americana ha mostrato resilienza, con consumi solidi, un mercato del lavoro stabile e utili aziendali in crescita. La Cina, invece, rappresenta un’incognita, a causa del forte controllo governativo, un mercato immobiliare in crisi, un’alta disoccupazione giovanile e una popolazione in invecchiamento.

Le economie emergenti presentano tassi di crescita demografica più alti rispetto ai Paesi sviluppati e sono state più disciplinate in ambito fiscale e monetario, offrendo potenzialità di crescita in un contesto di rallentamento globale e inflazione sopra la media degli ultimi anni. Esploriamo quindi i principali asset e trend per il 2025.

1. Obbligazioni

I bond possono generare un rendimento costante, ma con qualche accorgimento.

Il 2024 è stato un anno positivo per le obbligazioni, anche se volatile per i titoli a lunga scadenza, influenzati dalle aspettative di tagli dei tassi e dalle previsioni sull’inflazione. L’inizio del ciclo di riduzione dei tassi da parte delle banche centrali ha compresso i rendimenti obbligazionari, che però rimangono interessanti rispetto a pochi anni fa, quando ottenere un rendimento positivo su scadenze inferiori a 8-10 anni era praticamente impossibile.

La convinzione dei mercati riguardo a un taglio aggressivo dei tassi da parte della Federal Reserve è recentemente diminuita. Questo per due motivi principali: da un lato, i dati macroeconomici degli Stati Uniti sono risultati migliori del previsto, dall’altro, le politiche economiche di Trump potrebbero favorire una risalita dell’inflazione, tramite misure come i dazi, i tagli fiscali e il blocco dell’immigrazione.

Ma è ancora conveniente allocare il proprio portafoglio su una duration media elevata? Probabilmente no. Il ritorno delle spinte inflattive è possibile, e mantenere una duration troppo alta espone l’investitore alla volatilità dei prezzi obbligazionari. Una duration che non superi i 5 anni può aiutare a creare un cuscinetto di rendimento senza assorbire troppa volatilità. Ad esempio, un ETF obbligazionario governativo a breve termine dell’Area Euro, con una scadenza media di 1,88 anni, offre un rendimento a scadenza del 2,44%. Al contrario, un Corporate Investment Grade con una duration di circa 4,5 anni rende a scadenza il 3,22%.

Una recessione globale nel prossimo anno appare improbabile (anche se non del tutto esclusa), e un possibile incremento dei rendimenti potrebbe derivare dal segmento obbligazionario ad alto rendimento, preferibilmente di qualità più elevata. Per esempio, un ETF Corporate dei mercati emergenti con duration di 2,26 anni e rating medio BB+ offre attualmente un rendimento a scadenza del 5,57%, mentre un ETF di emittenti europei con rating tra B e BB e duration media di 2,18 anni rende il 5,77%.

Se si confrontano questi rendimenti con quelli di bond con scadenze più lunghe, risulta evidente che il rischio-rendimento suggerisce di mantenersi su segmenti più brevi delle curve obbligazionarie. Un ETF governativo europeo con una duration di 7,55, infatti, offre un rendimento a scadenza medio del 2,92%.

Leggi anche: Come investire in obbligazioni

2. Azioni

L’elevata concentrazione impone una maggiore diversificazione.

Nonostante le numerose incertezze, il 2024 si è rivelato un anno positivo per l’azionario globale, con una performance particolarmente positiva per Wall Street, in parte grazie all’impegno elettorale che storicamente genera maggiore volatilità rispetto agli anni non elettorali. L’S&P 500 ha registrato la migliore performance di sempre tra gli anni elettorali, sostenuto dal settore dell’Information Technology, in particolare dall’industria dei semiconduttori.

Le “Magnifiche 7” (NVIDIA, Meta, Microsoft, Apple, Tesla, Amazon e Alphabet) sono state ancora una volta una fonte di performance per gli indici azionari americani, con la concentrazione di capitalizzazione in un numero ristretto di aziende che ha raggiunto il secondo livello più alto nella storia della Borsa americana (il primato resta nel periodo della Grande Depressione). Questo fenomeno di concentrazione non è limitato agli Stati Uniti, ma si osserva anche in altri Paesi. In Germania, ad esempio, le “Gloriose 5” (SAP, Siemens, Deutsche Telekom, Allianz e Munich Re) hanno dominato i rendimenti del DAX, che, nonostante la stagnante performance economica tedesca, ha raggiunto nuovi massimi storici.

Il 2025 potrebbe tuttavia segnare un cambiamento, con un possibile rallentamento per le aziende più capitalizzate e una crescita per le altre, che finora sono state penalizzate. Gli analisti prevedono una crescita degli utili per le altre 493 aziende dello S&P 500 e un rallentamento per le “Magnifiche 7” nell’anno a venire, suggerendo una potenziale inversione di tendenza.

Geograficamente, gli Stati Uniti continuano a essere il mercato di riferimento, grazie a una crescita economica più robusta rispetto ad altre aree sviluppate. Tuttavia, alcuni settori potrebbero offrire opportunità migliori di altri. In un contesto di tensioni internazionali e con un Trump desideroso di un maggiore contributo monetario da parte dei Paesi della NATO, la Difesa sarà un settore chiave per la spesa governativa, insieme a Cybersicurezza e Spazio.

Settori tradizionalmente difensivi, come l’Healthcare e il Food & Beverage, potrebbero offrire opportunità, in quanto sono rimasti indietro rispetto ad altri segmenti di mercato e tendono a performare meglio durante periodi in cui la spesa dei consumatori si concentra sui beni primari.

Anche i titoli di settori legati alla produzione di energia elettrica appaiono interessanti, poiché l’espansione dei data center per il Cloud, il mining di criptovalute e l’intelligenza artificiale stanno ponendo sfide crescenti sulla domanda di energia. Le fonti rinnovabili non sembrano in grado di soddisfare questa richiesta, mentre il nucleare rappresenta una soluzione, essendo una fonte energetica a emissioni zero di CO2 e in grado di fornire grandi quantità di energia a costi contenuti.

Infatti, Big Tech come Amazon e Google hanno iniziato a investire in società che producono mini-reattori nucleari, da affiancare ai loro data center per soddisfare la crescente domanda di energia. Non sorprende quindi che gli asset dei tre principali ETF sull’energia nucleare abbiano superato quelli sull’energia pulita, poiché anche il mercato comincia a considerare l’energia nucleare come fondamentale per un mondo sempre più digitalizzato.

Infine, il 2025 potrebbe favorire l’azionario Value piuttosto che il Growth, in un contesto di inflazione probabilmente ancora sopra la media e di crescita economica globale in rallentamento o stagnazione.

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3. Commodities

Le materie prime possono dare extra-rendimento al nostro portafoglio.

Il 2024 è stato un anno straordinario per i metalli preziosi, con l’oro che ha raggiunto nuovi record storici, mettendo a segno una performance da inizio anno superiore al 30%. Anche l’argento ha registrato un rally deciso, con un aumento di oltre il 32% dal dicembre 2023, toccando livelli non visti dal 2012.

I prezzi dell’oro sono stati sostenuti principalmente dagli acquisti delle banche centrali globali, intenzionate a rafforzare la qualità delle proprie riserve e, nel caso delle economie emergenti, a ridurre la dipendenza dall’influenza del dollaro. Di fatto, la quantità di oro detenuto dalle banche centrali mondiali ha raggiunto le 36.000 tonnellate, il livello più alto degli ultimi 45 anni.

Anche l’argento ha assunto una funzione di protezione per i portafogli, sostenuta dai fondamentali, dato che la domanda e l’offerta sono in deficit da quattro anni, con il 2024 che ha visto il secondo maggiore deficit di offerta degli ultimi 20 anni.

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È probabile che questi asset continueranno a registrare rialzi nel 2025, riflettendo il loro ruolo di “riserva di valore” in tempi di incertezze. Le altre materie prime, il cui andamento è stato sostanzialmente stabile quest’anno, se guardiamo il Bloomberg Commodity Index, potrebbero offrire opportunità nel prossimo anno. L’introduzione di dazi e politiche di ritorsione, infatti, sta spingendo i consumatori di determinati beni a cercare forniture alternative, alimentando così l’aumento dei prezzi. Inoltre, la Cina, sotto la minaccia di dazi commerciali, potrebbe attuare misure fiscali e monetarie di ampia portata, influenzando positivamente il mercato delle materie prime, essendo uno dei principali importatori mondiali.

4. La diversificazione resta la chiave

L’anno che verrà si preannuncia ricco di sfide e potrebbe rivelarsi particolarmente difficile, considerando i fattori già menzionati. Come investire nel 2025, quindi?

Per un investitore, mantenere un elevato grado di diversificazione nel portafoglio è fondamentale, in quanto consente di proteggersi da un contesto in cui alcune variabili influenzano in modo diverso singoli asset o nicchie di mercato. Investire in singoli titoli, infatti, non è una strategia ottimale, a meno che non si possieda una conoscenza approfondita della materia finanziaria che consenta di operare su azioni o obbligazioni specifiche.

Un modo per diversificare in modo efficace e a costi contenuti è utilizzare strumenti a indicizzazione passiva, come gli ETF, che permettono di esporsi a un indice di riferimento seguendone l’andamento. In alternativa, è possibile fare affidamento su gestioni attive: esistono gestori con un track record consolidato, capaci di battere i benchmark di riferimento o di adottare strategie che generano alfa in diversi contesti di mercato.

Se non si possiede un’adeguata conoscenza degli strumenti e dei mercati finanziari, è sempre utile rivolgersi a esperti del settore. Questi professionisti possono offrire una guida preziosa nella selezione dei migliori strumenti e nel fornire aggiornamenti di mercato che orientano le scelte di investimento.

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