Se desideri investire nel platino e ti stai documentando sul settore, potrebbe esserti capitato di leggere sia l’acronimo ETF (Exchange-Traded Fund) sia la sigla ETC (Exchange-Traded Commodity).
Gli ETF replicano l’andamento di un indice o di un portafoglio di titoli, mentre un ETF sul platino segue solo la quotazione di questo metallo raro. In Italia e in molti paesi europei, tuttavia, la regolamentazione impone che un ETF contenga un gruppo di asset diversificati, pertanto non esistono ETF rappresentativi della performance di un’unica materia prima. È per questo motivo che alcuni gestori propongono ETC, ovvero cartolarizzazioni, sul platino.
Sia gli ETC sia gli ETF platino consentono di partecipare alla performance di questo metallo prezioso. Se però gli ETF seguono il prezzo del platino, detenendo generalmente lingotti fisici, gli ETC sono invece titoli di debito. I gestori degli ETC non sono obbligati a possedere platino fisico, perciò, in caso di insolvenza dell’emittente, sussiste il concreto rischio di perdere il capitale investito.
Esistono, ad ogni modo, ETC platino garantiti fisicamente: in questo caso l’emittente possiede lingotti e offre agli investitori il diritto di consegna del platino fisico, a fronte del pagamento di commissioni aggiuntive. Oltre alle spese di gestione, infatti, occorre coprire anche i costi di stoccaggio del metallo.